Visitare Siracusa, città da mille e una notte

Siracusa è una città che ha lasciato un segno indelebile nella storia della Magna Grecia. I suoi monumenti antichi, come il Tempio di Apollo, il Teatro Greco, il Castello Maniace solo per citarne alcuni, rappresentano la testimonianza della sua grandezza e della sua stratificazione culturale unica.
Visitare Siracusa - cosa fare e vedere

Visitare Siracusa tra mito e storia

Siracusa, grande città, sacrario di Ares bellicoso, divina nutrice di uomini e cavalli bardati di ferro.

Siracusa e i suoi dintorni sono una destinazione imperdibile per chi desidera immergersi nella storia e nella cultura di un’antica città nel cuore del Mediterraneo, fondata dai Greci nell’VIII sec. a. C.

Qui, ancora oggi, è possibile ammirare le vestigia di una stratificazione culturale che testimonia la presenza e l’incontro tra culture diverse che si sono mescolate e hanno lasciato segni indelebili del loro passaggio.

Secondo la Tavola delle Nazioni, Elisa, pronipote di Noè e figlio primogenito di Javan (padre degli Europei), fu il fondatore delle isole del Mediterraneo e il primo a recarsi in Sicilia. Pare anche che Elisa abbia condotto presso l’isola di Ortigia il popolo dei Feaci che, in origine, vivevano nella parte orientale della Sicilia e, secondo alcune ipotesi storiche proprio sull’antica isola di Ortigia, un luogo circondato dalla acque e dove si trovava una fonte. Seguendo il racconto omerico, fuggirono a Scheria dopo essere stati cacciati dai Ciclopi. 

Stefano Bizantino riteneva che Siracusa fosse l’undicesima colonia di Argo, chiamata per questo Argo città Hyperia de’ Feaci.

Stando alle parole del fedele Eumeo, cui Ulisse fa riferimento nel racconto delle sue peregrinazioni alla ninfa Calipso, «c’è un’isola che si chiama Siria (ne hai mai sentito parlare?), al di sopra di Ortigia, dal lato dove tramonta il sole; non è troppo popolosa ma è molto fertile, ricca di mandrie, di greggi, di vigne, di grano. La sua gente non è mai tormentata dalla fame e neppure dalle tristi malattie che colpiscono gli infelici mortali; quando invecchiano le stirpi degli uomini Apollo dall’arco d’argento va lì con Artemide e li colpisce con le sue frecce senza dolore. Lì ci sono due città, tutto è diviso in due parti: sull’una e sull’altra regnava mio padre, Ctesio Ormenide, simile agli immortali. Lì giunsero i Fenici, navigatori gloriosi ma ingannatori: portavano sulla nave nera innumerevoli cose da vendere» (Omero, Odissea, libro XV, vv. 404 ss). 

Secondo alcuni studiosi, la “Siria” di cui si parla in Omero potrebbe essere identificata proprio con Siracusa e le due città su cui regnava il padre sembrano corrispondere a Tiche e Acradina, due dei quartieri storici di Siracusa, posti di fronte ai due porti naturali della città, il Porto Piccolo e il Porto Grande. Lo stesso Esiodo menziona Siracusa come una delle tante mete del lungo viaggio di Odisseo.

Secondo altre suggestive e affascinanti ipotesi, quando Omero, nei suoi versi, parla di isola del sole (Trinakìa), si riferirebbe non alla Sicilia, ma a Siracusa e all’isola di Ortigia, dove pascevano i buoi sacri al Dio Sole, intoccabili per Odisseo e il suo equipaggio. Un luogo angusto, nel racconto omerico, riconoscibile per la fonte nei pressi del mare e una “solitaria spelonca”.

«Protesa nel golfo sicanio, un’isola giace davanti al Plemmirio ondoso: gli antichi le diedero nome Ortigia» (Eneide, III, vv.692-94). Abitata fin dal XIV sec. a. C., fu il luogo di approdo dei coloni greci nell’VIII sec. a. C. che fondarono un nuovo insediamento cui diedero il nome di Siracusa, dalla vicina palude Syraka.

«L’anno seguente Archia, della famiglia degli Eraclidi, venne da Corinto e fondò Siracusa, avendo prima cacciato i Siculi dall’isola, che ora non è più circondata dall’acqua e in cui si trova la parte interna della città» (Tuc. VI, 3, 2). Secondo Tucidide, Archia fu il mitico fondatore di Siracusa. Proveniva da Corinto e approdò, con la sua nave, proprio in Ortigia. Appartenente alla potente famiglia dei Bacchiadi, che si ritenevano discendenti da Eracle, Archia toccò il suolo siciliano nel 733 a. C., fuggendo – si dice – da un’accusa di omicidio nella madrepatria, e fondò la città di Siracusa.

Cicerone, questore di Sicilia nel 76-75 a. C., conosceva abbastanza bene la città. Vi si era spesso recato in visita per raccogliere preziose informazioni che trascrisse nelle Verrine, l’orazione pronunciata contro il corrotto governatore della Sicilia tra il 73 e il 71 a. C., Verre: «la città di Siracusa è, come avete spesso udito, la più grande delle città greche e la più bella di tutte: e la realtà corrisponde perfettamente alla fama. La sua posizione è non solo ben protetta ma anche bellissima a vedersi, da qualunque parte si entri, sia da terra che da mare, i suoi due porti sono, per così dire, racchiusi nella cerchia degli edifici».

Cosa vedere a Siracusa

Siracusa, l’Atene della Sicilia, è una città ricca di storia, arte, cultura e natura.
Il suo centro storico, l’isolotto di Ortigia, è Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Per secoli è rimasto il cuore della città, luogo dell’anima che, tra antichi templi greci, vicoli intricati e scorci mozzafiato sul mare, custodisce la splendida metafisica spianata, come Elio Vittorini definiva Piazza Duomo, con la Cattedrale e la Chiesa di Santa Lucia alla Badia, punto centrale e più elevato di Ortigia.

In origine, come ricorda Strabone (I, 3, 18, 59), l’Isola di Ortigia era unita alla terraferma da un istmo, un argine di pietra, costituito probabilmente da accumuli di detriti che i fiumi dell’interno portavano nel loro sboccare a mare: «come per l’isola prossima a Siracusa, che oggi un ponte lega alla terraferma, rimpiazzando l’argine che esisteva precedentemente di cui Ibico dice che fu fatto di pietre prese dappertutto, che egli chiama raccogliticce». Questo argine doveva esistere nel V sec. a. C., ai tempi di Tucidide, il quale, per questo motivo, descrive Siracusa distinguendo in essa una città interna, Ortigia, e una città esterna, la terraferma.

Tutta la città è un ricco e suggestivo museo a cielo aperto, con tanti luoghi indimenticabili da scoprire e per cui appare riduttivo limitarsi solo Ortigia: da vedere a Siracusa il Parco Archeologico della Neapolis, con il Teatro Greco, l’Anfiteatro Romano e l’Orecchio di Dioniso, le fortificazioni greche con il Castello Eurialo, le Catacombe di San Giovanni e gli altri quartieri storici – Acradina, Neapolis e Tyche – dove antico e moderno si fondono spesso in una irregolare armonia.

«La città – scriveva Cicerone nelle Verrine – è così grande da poter essere considerata l’unione di quattro città diverse, grandissime: una è l’isola di cui abbiamo detto, che cinta dai due porti si spinge sino alla loro imboccatura». Sono preziose le informazioni che fornisce Cicerone, quando, come Strabone, elenca gli edifici ancora visibili, ai suoi tempi, in Ortigia e aggiunge che il palazzo reale di Ierone II divenne, dopo il 212 a. C., quando Siracusa era ormai parte della provincia romana ed era stata scelta come sede del pretore, la dimora ufficiale dei pretori romani: «in essa vi è il palazzo reale di Gerone, ora residenza abituale dei nostri governatori; vi sono pure parecchi templi, ma di gran lunga i più importanti sono due, quello di Diana e quello di Minerva, ricchissimo quest’ultimo di opere d’arte, naturalmente prima dell’arrivo di Verre». (Cic. Verr. II, 4, 117).

Cicerone ricorda ancora la sorgente di acqua dolce posta all’estremità dell’isola, chiamata Aretusa, di straordinaria abbondanza, ricolma di pesci. Descrive, inoltre, le altre città oltre Ortigia: una era chiamata «Acradina, dove c’è un grandissimo foro, bellissimi portici, un pritaneo colmo di opere d’arte, una grandissima curia e un notevole tempio di Giove Olimpio. Il resto della città, occupato da edifici privati, è percorso da una larghissima via tagliata da molte vie trasversali. La terza città, chiamata Tycha perché in essa c’era un antichissimo tempio della Fortuna, contiene un grandissimo ginnasio e molti templi. È un quartiere elegante, con molte belle abitazioni. La quarta è chiamata Neapolis, perché fu costruita per ultima. Nella parte più alta c’è un grandissimo teatro e due templi di Cerere e di Libera, e la statua di Apollo chiamata Temenite, molto bella e grande, che Verre, se avesse potuto, non avrebbe esitato a rubare».

Cosa fare a Siracusa

Tra le tante e diverse cose da fare a Siracusa, hai l’imbarazzo della scelta:

  • visitare l’isola di Ortigia e passeggiare tra i suoi monumenti e i vicoli dove si possono anche trovare negozi, ristoranti e botteghe artigiane;
  • visitare il Parco Archeologico della Neapolis e il Museo archeologico regionale Paolo Orsi;
  • visitare il Castello Eurialo, una delle più grandi fortificazioni dell’antichità, situato su un promontorio che domina il mare e la città;
  • visitare le catacombe di San Giovanni, un complesso di catacombe cristiane del IV secolo d.C., le più imponenti dopo quelle di Roma;
  • assaggiare la cucina siciliana, ricca e saporita, e degustare i vini tipici del territorio, come il Moscato di Siracusa, il Nero d’Avola e l’Albanello siracusano;
  • assistere, da maggio a giugno, alle Rappresentazioni classiche, un ciclo di spettacoli che si svolgono nella splendida cornice del teatro greco e riportano sulla scena le opere dei grandi tragediografi dell’antichità.

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